Birra vs Vino
Birra o Vino ? Abbiamo approfittato di questo tema per osservare come le tendenze del consumo di birra e vino si sviluppano e influenzano il tessuto sociale ed economico del territorio.
Birra o Vino ? Una sfida epica. Non è facile immaginare una competizione del genere perché a parlare di birra e vino e di come il loro consumo influenza la cultura dello stile di vita italiano, ci si potrebbe perdere in un universo parallelo.
Noi abbiamo approfittato di questo tema per osservare come le tendenze del consumo di birra e vino si sviluppano e influenzano il tessuto sociale ed economico del territorio con alcune considerazioni che valgono anche a livello nazionale.
La birra ha origini storiche più antiche rispetto al vino di essa si hanno testimonianze già nel 9000 a.C. Del vino si hanno notizie certe a partire dal 6.000 a. C.
Per quanto riguarda la produzione, in termini molto generali perché, per parlare in modo approfondito di birra e vino non basterebbe un’enciclopedia, possiamo dire che le birre sono estratti da semi di cereali, come il malto, grano, mais e riso. Anche il luppolo c’entra ma in realtà è una forma di fiore che agisce come conservante naturale. Il vino è una bevanda prodotta da uva fermentata. Entrambe sono bevande alcoliche.
Per meglio capire differenze e analogie tra il consumo delle due bevande ci siamo rivolti a Vercelli, al proprietario di un’enoteca e a un birraio.
Certo, il vino in Piemonte gioca in casa, come un po’ tutta Italia, perché la nostra regione produce tra i vini migliori al mondo e c’è una cultura del bere vino molto radicata. Tuttavia è emersa qualche sorpresa e un minimo comune denominatore che accomuna vino e birra.
Partiamo, usando un criterio democratico che è quello dell’ordine alfabetico, dalla birra con una interessante chiacchierata con Mauro Braghin del Mercante di Birre in via dei Mercati 15 in pieno centro cittadino.
«Le birre non sono tutte uguali. Ci sono vari stili» Braghin parte da questa affermazione per introdurre il nostro discorso sul consumo di birra.
Mauro spiega che in questo momento vanno molto le birre IPA, India Pail Ale, uno stile birraio della famiglia delle ALE, termine utilizzato per indicare tutte le birre ad alta fermentazione.
Le IPA sono birre originarie della Gran Bretagna, presentano note molto luppolate e hanno un tenore alcolico maggiore. Hanno un gusto deciso con aromi erbacei e fruttati e tendono all’amaro. Gli uomini apprezzano molto queste tipo di birra proprio per le note decise e amare. Una curiosità: le IPA nascono dalla necessità storica degli inglesi, che nel periodo del colonialismo trasportavano birra fino in india. Nei primi viaggi, le birre si rovinavano a causa del lungo tragitto, della salsedine e delle alte temperature nelle stive delle navi. Così i mastri birrai inglesi decisero di dare maggior stabilità alle birre da esportazione coloniale aumentando la quantità di luppolo utilizzato come conservante.
Le donne invece – osserva Mauro Braghin – preferiscono il Blanche che è uno stile belga che si caratterizza per birre leggere, fruttate e molto dolci.
La clientela del Mercante di Birre, presa come campione per questa sfida ipotetica tra birra e vino, va dai venti ai quarant’anni con un picco che oscilla dai venticinque ai trent’anni.
Tra i clienti c’è molta consapevolezza e cultura sul mondo della birra che si traduce anche nel modo di bere molto attento alla qualità. Ciò riprende una tendenza a livello nazionale per cui, nell’ultimo decennio, c’è stata un’esplosione di birrifici artigianali.
«In Italia – dice Mauro – il consumo di birra è in aumento soprattutto per quanto riguarda le birre artigianali di alta qualità. Io stesso quando ho aperto nel maggio del 2013, ho notato un netto incremento della clientela dopo il mio impegno per promuovere la birra artigianale sensibilizzando i clienti. Un discorso sempre legato all’eccellenza e all’attenzione verso il prodotto che difficilmente si riscontra nella produzione industriale di massa».
Nel consumo anche la birra sembra seguire una stagionalità: d’inverno è leggermente in calo rispetto alla bella stagione per poi riprendersi nel periodo di Natale.
Per quanto riguarda gli orari durante la giornata, il consumo maggiore avviene nel tardo pomeriggio – inizio serata e nei fine settimana c’è anche chi si gusta una buona birra dopo cena.
«Non esiste un piatto – conclude Mauro Braghin – al quale non si possa abbinare una birra» e l’affermazione può essere dimostrata anche dal fatto che, a livello nazionale, molti ristoranti offrono una carta delle birre oltre alla classica carta dei vini.
@PHOTO ANTONELLO GENCO
Per parlare di vini abbiamo fatto quattro chiacchiere con Davide Mabellini titolare da vent’anni dell’enoteca “L’uva in bottiglia” in piazza Massimo D’Azeglio a Vercelli a pochi passi dal Mercante di Birre.
«Le mode – ha esordito Davide – influenzano molto la vendita e il consumo di vino come per esempio sette-otto anni fa c’era la tendenza a chiedere i passiti mentre solo tre-quattro anni fa erano molto gettonati i vini altoatesini».
Per quanto riguarda i vini bianchi quelli piemontesi non sono stati mai molto richiesti ma quest’anno c’è stata una forte ripresa dell’Arneis e dell’Erbaluce. Si è verificata una richiesta maggiore per i bianchi della Sicilia mentre le cosiddette bollicine si vendono ma senza esagerare. Questo vale per gli spumanti perchè, a differenza del popolo francese che ci pasteggia, in Italia questa è una tipologia di vino che si reputa adatta solo in occasione di brindisi o a fine pasto.
I prosecchi invece hanno un ottimo mercato, probabilmente perché – spiega il titolare dell’enoteca – sono più leggeri e hanno un costo più basso.
Lo champagne ha un po’ una storia a sé in quanto c’è una buona richiesta, nonostante i costi alti, ma non per un consumo personale quanto per un discorso legato a al regalarlo come un prodotto di pregio e raffinato; questo non avviene solo a Natale ma anche durante tutto l’anno.
I vini rossi si confermano come i più cercati. Naturalmente il Piemonte la fa da padrone con la Barbera e il Nebbiolo in tutte le sue versioni soprattutto quelle di queste zone come Il Gattinara, il Bramaterra e il Lessona.
Anche Barolo e Barbaresco si vendono bene a patto che non abbiano un costo eccessivo.
Per i rossi oltre a quelli piemontesi vanno per la maggiore quelli del Trentino, del Friuli, della Toscana e della Sicilia mentre ci sono poche richieste per i vini del Centro Italia.
«In estate – osserva Davide Mabellini – da qualche anno c’è un consumo di vino più marcato ad agosto rispetto a mesi come giugno e luglio. Questo perché probabilmente molte meno persone vanno in vacanza in questo periodo e quindi, stando a casa, amano bere un buon vino organizzando cene e grigliate con gli amici. Inoltre chi ha la fortuna di andare a trovare parenti in altre regioni d’Italia in agosto, solitamente acquista del vino del nostro territorio per fare un regalo e portare qualcosa di tipico».
Neanche a dirlo anche per il vino il consumo aumenta in maniera esponenziale nel periodo di Natale.
I consumatori campione che si rivolgono all’enoteca in questione hanno una fascia di età molto eterogenea. Interessante notare che ultimamente anche ragazzi giovani, dai venti ai trent’anni, si stanno sempre più avvicinando al mondo del vino anche se sono ancora in minoranza.
Negli ultimi vent’anni è molto aumentata la qualità del vino che si trova sul mercato così come sono anche aumentati di conseguenza i prezzi.
@PHOTO ANTONELLO GENCO
Ma allora tra birra vino chi vince?
Per quanto riguarda la birra la fascia di età media dei consumatori sembra essere più giovane mentre il vino è apprezzato da un pubblico un po’ più avanti con gli anni ma neanche troppo.
Per quanto riguarda la stagionalità il Natale vince su tutto anche se possiamo affermare che, fortunatamente, il consumo di birra e vino si mantiene su livelli accettabili per tutto l’anno.
C’è però un minimo comune denominatore che è favore sia di birra che di vino ed è un fattore positivo perché legato alla consapevolezza della cultura del buon bere: in entrambe i casi, c’è sempre più attenzione per i prodotti di qualità anche spendendo qualche euro in più.
Ecco, se proprio dobbiamo trovare un vincitore, diciamo che alla fine ha vinto la qualità e questa non è cosa da poco.
Gian Luca Marino, giornalista, scrittore.